La soia è oggetto di numerosi pregiudizi: leggi questo articolo in cui li sfatiamo tutti  

La soia è un legume molto versatile originario dell’Asia orientale. Come ingrediente destinato al consumo umano, si trova nei supermercati in molte forme: latte di soia, salsa di soia, tofu, tempeh, miso e fagioli edamame sono solo alcuni esempi dei prodotti realizzati con esso.

Negli ultimi 50 anni la produzione di soia è incrementata, aumentando di oltre 13 volte! Mentre negli anni ’60 producevamo da 20 a 30 milioni di tonnellate di soia all’anno a livello globale, ora ne produciamo 350 milioni di tonnellate (dati FAO). 

Questo boom nella produzione di soia ha portato inevitabilmente a un aumento della domanda di terreni coltivabili, purtroppo a scapito delle preziose foreste del nostro pianeta.

Ma la domanda non è aumentata a causa del consumo da parte delle persone, bensì a causa di una maggiore domanda di carne.

Dove viene coltivata la soia e perché la sua domanda è aumentata?

Il più grande produttore mondiale di soia è il Brasile, dove si coltiva circa un terzo della produzione mondiale di soia. Negli ultimi tre decenni, la produzione di soia in Brasile è cresciuta in modo esponenziale. Ma perché?

Alcuni ritengono che questa crescita sia dovuta a un aumento della domanda di prodotti a base di soia consumati da persone che seguono una dieta a base vegetale. Ciò alimenta la narrativa fuorviante secondo cui gli alimenti vegetali come il tofu, il tempeh e i sostituti del latte sono in realtà peggiori per l’ambiente rispetto ai prodotti animali. Ma se analizziamo ulteriormente i fatti, è chiaro che non sia così.

Infatti, solo il 7% della soia globale viene utilizzata per prodotti come il tofu e il latte di soia, mentre più di tre quarti – ovvero il 77% – viene utilizzata come mangime per animali allevati a scopo alimentare.

Secondo un’analisi pubblicata dal Food Climate Research Network dell’Università di Oxford, oltre un terzo (37%) della soia globale viene trasformata in mangime per uccelli d’allevamento, compresi polli allevati per la loro carne e galline utilizzate per le loro uova; un quinto (20%) ai suini, il 6% ai pesce d’allevamento, e il 2% ai bovini.

Da ourworldindata.org/soy. Fonte: Food Climate Resource Network, University of Oxford; and USDA PSD Database

Se consideriamo la popolazione globale in crescita e che la produzione di carne è più che triplicata negli ultimi 50 anni, non sorprende che la produzione di soia sia aumentata in modo così esponenziale.

Da ourworldindata.org/meat-production. Fonte: Food and Agriculture Organization of the United Nations (2023)

A livello europeo, una ricerca commissionata da WWF, “Mapping the European Soy Supply Chain”, evidenzia come il 90% della soia che viene consumata dai cittadini non sia l’ingrediente di una ricetta, bensì un consumo indiretto dovuto alla sua presenza nei mangimi necessari per ottenere le proteine animali e i derivati.

Perché la coltivazione della soia causa deforestazione?

Il Brasile ospita alcuni degli ecosistemi più minacciati: la foresta pluviale amazzonica; il Pantanal – la zona umida più estesa del pianeta; e il Cerrado – la savana tropicale più biologicamente ricca al mondo.

Ad oggi, abbiamo perso più del 20% della foresta pluviale amazzonica, il 25% del Pantanal e il 50% del Cerrado a causa della deforestazione. La situazione è così allarmante che la foresta pluviale amazzonica ha iniziato a contribuire al riscaldamento del Pianeta.

Poiché il Brasile è uno dei maggiori produttori mondiali di soia, la deforestazione nel paese è all’ordine del giorno.

La produzione di soia sta distruggendo la terra e le risorse naturali del nostro pianeta, ma non è l’unica. Secondo uno studio pubblicato da Science Advances, la principale causa della deforestazione è infatti l’espansione dei pascoli per l’allevamento di bovini destinati al consumo umano.

La coltivazione della soia è un fattore chiave per la perdita di foreste, per sostenere l’industria dell’agricoltura animale e per nutrire i miliardi di animali allevati ogni anno.

Nel 2022 la velocità di deforestazione in Brasile ha battuto un nuovo record registrando il più alto tasso di deforestazione degli ultimi sette anni, con un ritmo di circa 21 alberi abbattuti ogni secondo. Secondo l’INPE (Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali), sempre nel 2022 gli incendi dolosi in Amazzonia sono aumentati del 13,5%, distruggendo un’area boschiva pari a cinque volte la superficie di New York. Nonostante il Governo del Presidente Lula stia cercando di arginare il problema, la situazione resta critica.

Che si tratti di liberare la terra per il pascolo delle mucche o di piantare soia per l’alimentazione animale, oggi gli allevamenti intensivi sono responsabili di oltre l’80% della deforestazione in Brasile.

Non è dunque la soia a distruggere le foreste, bensì l’allevamento intensivo e la conseguente necessità di produrre mangimi (spesso a base di soia) per gli animali allevati.

Guarda la nostra investigazione tra le foreste dell’Amazzonia, bruciate per fare spazio a pascoli e coltivazioni

La soia è sostenibile?

Tra gli alimenti vegetali la soia presenta un consumo di acqua abbastanza alto: servono 2000 litri di acqua per produrre 1 kg di soia, una quantità  superiore rispetto ai 1910 per il riso, ai 1400 per il mais, ai 900 per il grano e ai 500 per le patate. 

Il consumo di acqua richiesto dalla coltivazione soia è tuttavia molto inferiore rispetto a quello necessari per realizzare prodotti di origine animale: per produrre 1 kg di manzo da allevamento intensivo occorrono 100.000 litri d’acqua, nel caso di allevamento a pascolo ne servono 200.000.

La soia è un alimento salutare? 

Abbiamo chiesto ad Elena Marcoz – da sempre appassionata di nutrizione, amante degli animali e della pratica sportiva (maestra di sci) e con un master di primo livello in Alimentazione e Nutrizione Vegetariana – di aiutarci a rispondere ai principali dubbi sulle diete a base vegetale.

La risposta è davvero semplice e univoca: sì, la soia non solo non è pericolosa per la nostra salute, ma anzi è un alimento di grande valore.

La soia presenta un basso indice glicemico ed è ricca di proteine. Si tratta di un alimento vegetale con indice chimico superiore a 100, in cui tutti gli amminoacidi essenziali sono, quindi, rappresentati in quantità e proporzioni ottimali. In poche parole le proteine della soia sono numerose e di altissima qualità, come ribadito nel 2016 dall’ Academy of Nutrition and Dietetics , che individua nel regolare consumo di prodotti a base di soia una valida strategia per garantire un adeguato apporto di proteine e di nutrienti essenziali.

L’utilizzo della soia e dei suoi derivati è consigliato anche agli atleti agonisti, che possono utilizzare questo alimento nell’ambito di diete vegane (e non solo) per raggiungere facilmente il fabbisogno proteico. L’elevato contenuto di leucina è un ulteriore plus: questo amminoacido essenziale è di grande rilievo, soprattutto nell’ambito della pratica sportiva, grazie al suo ruolo fondamentale per innescare la sintesi proteica.

Da sottolineare anche l’abbondante presenza di vitamine (quali B2 e B6), acidi grassi essenziali – soia e olio di soia sono ricchi di omega 3 (sotto forma di acido alfa-linoleico) – minerali (come Calcio e Ferro) e fitocomposti (in particolare preziosi fitoestrogeni: gli isoflavoni).

Quanto ai minerali c’è un dato che spicca tra tutti: 100g di soia contengono circa 6-7mg di Ferro, mentre in 100g di carne di cavallo, tra i prodotti animali più ricchi di Ferro, ne troviamo circa 3,9 mg!

I fitoestrogeni della soia possono essere pericolosi?

Il tema dei fitoestrogeni è tanto interessante quanto delicato, perché la presenza di questi fitocomposti nella soia è all’origine di molte miscredenze. Ricordiamo che la soia è nota per la sua attività estrogenica e anti-estrogenica.

Gli estrogeni sono ormoni tipici dell’organismo femminile, prodotti anche nell’uomo, seppur in quantità ridotte. 

I fitoestrogeni della soia esercitano un’azione estrogenica, ossia simile a quella degli estrogeni naturali, ma con un effetto meno potente: l’azione simil-estrogenica dei fitoestrogeni è molto più debole (tra 1.000 a 10.000 volte inferiore) rispetto a quella degli estrogeni. Pertanto la soia non può rendere più femminile l’aspetto di un uomo, né interferire con il ciclo femminile o con il sistema riproduttivo.

I fitoestrogeni della soia determinano, inoltre, un effetto anti-estrogenico. Essi, infatti,  competono con i recettori utilizzati dagli estrogeni prodotti dall’organismo. Gli estrogeni per agire si legano a recettori cellulari, gli stessi recettori a cui possono unirsi i fitoestrogeni. Quando tali recettori sono saturati dai fitoestrogeni, l’estrogeno dell’organismo non è più in grado di operare. Anche in questo caso nessuna interferenza con lo sviluppo dei caratteri sessuali femminili, anzi un’azione protettiva contro numerose problematiche.

La soia è utile in particolare anche durante la gravidanza, l’allattamento e lo svezzamento perché apporta minerali e proteine ed è altrettanto utile in menopausa perché favorisce la mineralizzazione ossea offrendo protezione dallo sviluppo di osteoporosi. 

La soia può avere interferenze con la tiroide? 

La soia ha un effetto gozzigeno, ossia è potenzialmente in grado di interferire con il metabolismo dello Iodio (un elemento essenziale per il funzionamento della tiroide). Quest’azione risulta, tuttavia, blanda e non determina conseguenze preoccupanti. Neppure nei casi di ipotiroidismo risulta utile evitare il consumo di soia e derivati: se l’apporto di iodio è adeguato, infatti, la soia non è in grado di rallentare l’attività della tiroide. Si segnala un’unica accortezza, necessaria nel caso di assunzione di levotiroxicina: la soia va consumata lontana dal medicinale (in ogni caso è sempre bene consultare il proprio medico per avere le risposte più adatte al proprio caso).

La soia è tutta OGM?

Anche in questo caso possiamo sfatare ogni dubbio: la risposta infatti è no. 

In Europa questa preoccupazione è infondata: tutta la soia destinata al consumo umano nel “vecchio continente” non può derivare da organismi geneticamente modificati, in quanto non rientrerebbe nella legislazione europea. Anche su questo fronte quindi possiamo stare tranquilli.  

Per concludere

Con queste evidenze speriamo di aver chiarito che il consumo quotidiano di soia e derivati apporta solo benefici per la nostra salute e non rappresenta una minaccia per gli ecosistemi, mentre gran parte della deforestazione in Brasile è causata dall’industria della carne.

Poiché gli allevamenti intensivi sono il più grande fattore di deforestazione e perdita di habitat naturali, il modo migliore per combattere queste catastrofi ambientali è smettere di mangiare prodotti animali. Come consumatori, abbiamo il potere nelle nostre mani e nei nostri portafogli.

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